Solitamente, nell’immaginario collettivo, sarebbe ascrivibile alla figura della “maestrina”, una commistione di saccenza miope e tautologica, appena un pollice sul livello dell’analfabetismo, il tristo compito di bacchettare l’allievo ciuccio, nella speranza che, con un singulto di orgoglio, egli cali la testa sui libri. Stavolta, però, non è toccato alla signorina acida con la matita rossoblù, ma ad un signore di 57 anni che ricopre la carica di ministro della Repubblica.
Come è stato capace di questo clamoroso rovesciamento di mitologia? Con il suo grugno torto, intervistato da un giornalista di una tv locale campana, che gli chiedeva cosa sarebbe arrivato al Sud per recuperare il gap con le scuole del Nord, ha sentenziato perentorio: “Eh vi dovete impegnare forte. Impegno, lavoro, sacrificio, questo ci vuole”.
Per tutti questi anni, ogni uomo e donna del Meridione, quasi in una sorta di ripiegamento colpevole, è stato costretto, da ripugnanti evidenze prodotte dalla cronaca, ad ammettere come a Nord si producesse e sotto Firenze si vivesse di bellezza e bontà, complici il sole e il mare. E talmente tante volte ce lo siamo ripetuto questo mantra che abbiamo finito per convincerci. La canzone non è cambiata nemmeno ieri, a quanto pare. Perciò, al professor Bussetti è sembrato quantomeno doveroso ribadire ciò che è “valido in quanto accettato”.
Chi è Bussetti? Un diplomato ISEF, presumibilmente intorno alla prima metà degli anni Ottanta che, altrettanto probabilmente, potrebbe avere conseguito una laurea specialistica in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate, ma non è dato nemmeno immaginare quando. Presumibilmente, potrebbe essersi iscritto ad una laurea magistrale dopo la riforma del 1999, perciò, come minimo, a 38 anni suonati, conseguendola pure con un bel 110 e lode, forse dopo una conversione del precedente titolo. Possiamo solo immaginare quale sia stato il suo percorso, visto che il nostro eroe omette di lasciare date nel cv, quasi come uno bambino quando cancella le tracce dei misfatti. Questo signore, poi, dimentico del suo lecito e onorevole percorso di emancipazione, che fa? In una delle sue uscite pubbliche da Ministro, in una Campania povera in cui la scuola fa da trincea nella guerra di Gomorra, bacchetta i terroni a impegnarsi maggiormente, come se fosse un finlandese caduto dal cielo di Casapesenna. Mi piacerebbe tanto sapere cosa pensi di questa bruttura il suo vice, quel Salvatore Giuliano, già preside del Majorana di Brindisi, che ha fatto della sua scuola un modello di evoluzione didattica ed antropologica. E che, quindi, deve essersi impegnato parecchio di più di Bussetti.
Bussetti, già. Nessuno si azzarda di sindacare il tuo percorso ad ostacoli che, oggi, ti premia come Ministro della Repubblica alla Ricerca scientifica, anche se non sei evidentemente una chiara fama come Carlo Rubbia, Renato Dulbecco o Rita Levi Montalcini, gente che, certamente, nel suo curriculum vitae, non ha bisogno di inserire il titolo del sostegno o un livello linguistico sufficiente (e qui, mi taccio). Ma non ti devi permettere nemmeno per ischerzo di aprire, nel ruolo sacro di titolare della Scuola, un solco ulteriore tra il Nord delle belle strutture a misura di bambino, ed il Sud, dove i coetanei dei bimbi di Milano, a gennaio, soffrono i termosifoni spenti e la carta igienica se la devono portare da casa.
In altri termini, da questo Governo leghista e razzista, ci saremmo pure aspettati tutto, tranne che un affondo volgare sulla scuola. Perché potremmo pure dire che, mentre a Taranto, Crotone o Siracusa si discettava di bello ideale e di scienze matematiche, nella porzione di Italia al di sopra del Po, in quello stesso periodo, la civiltà classica non ci aveva ancora affacciato il naso. Ma non lo diciamo. Perciò, caro maestrino Buffetti, evita nel prossimo futuro quelle smorfie da cumenda a cui hanno rigato il SUV con una bicicletta. Anzi, fai di meglio: impegnati di più, torna in palestra o vai a lavorare.