Ci ero già stato e non mi era bastata. Perciò ci sono ritornato. Bra, comune felice del Roero, ha cantato ancora per quattro giorni un inno alla vita legato stretto all’alimento trasformato più antico della storia umana: il formaggio. “Cheese”, lo avevano chiamato ben dodici edizioni fa (24 anni or sono) e “Cheese” è rimasto. Con tutte le sue straordinarie differenze che attraggono, ogni due anni, il mondo dei formaggi, dalle microscopiche produzioni artigiane che rendevano l’opera dei caciai simile a quella degli orefici, alle grandi marche della qualità, con l’imperativo assoluto della naturalezza, sostenuta dalle pratiche di lavorazione a latte crudo e senza fermenti aggiunti.
La spedizione è stata assolutamente assortita ed inedita: insieme hanno lavorato, infatti, il Parco nazionale dell’Alta Murgia, il GAL “Le Città di Castel del Monte” e la Condotta Slow Food delle Murge, tutti uniti sotto il cappello della Comunità della Gente del Parco nazionale dell’Alta Murgia per la sostenibilità. E ne sono capitate di tutte le fattezze, ogni giorno, sotto la capannina di via Cavour. Prima fra tutte, la nascita ed il battesimo di un formaggio murgiano. Per l’occasione, verificatasi sotto gli auspici di una spedizione dal titolo suggestivo, ossia “sentieri transumanti, destini migranti di uomini ed animali”, ha debuttato a Bra il “Capriccio di capra murgiano”, formaggio a pasta molle ottenuto dal latte delle capre che vivono sull’altopiano steppico di Castel del Monte, da qualche tempo in cerca di nome identitario. Il vero e proprio battesimo, con tanto di padrino, il direttore del Parco nazionale, Domenico Nicoletti, è stato “celebrato” dal presidente della Condotta delle Murge, Nicola Curci (ovvero me medesimo, ndr), alla presenza di una folta delegazione di direttori della rete dei Parchi nazionali, accorsi nello stand con entusiasmo e voglia di gustare la creazione di Tafuno.
Ma la presenza a Bra della delegazione murgiana, tra le cui fila si annoverano il presidente del Parco, Francesco Tarantini, il Consigliere di Amministrazione del GAL, Cesare Troia, il vicedirettore del GAL, Maria Patrizia Ricciardi, ed il pirotecnico esponente di Buonapuglia, Lello Lacerenza, ha mietuto ampi consensi per la freschezza dell’approccio, rivolto a coinvolgere nel dibattito i produttori. Ampia carrellata per un altro prodotto che si impone oltreoceano, la ricotta infornata della Donvito di Santeramo in Colle, rappresentata qui nelle Langhe da Angela Donvito, il CEO della storica azienda artigiana pugliese di cui parlano le riviste patinate made in USA. Grande attenzione, inoltre, per il Pallone di Gravina Presidio Slow Food della Fratelli De Rosa di Gravina, per il pecorino artigianale della piccola realtà altamurana Agriventura e, naturalmente, per sua maestà la Burrata, andata letteralmente a ruba in ogni sua declinazione possibile.
Momento particolarmente significativo, infine, la visita allo stand degli studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’Università del gusto di Slow Food, con cui si è discusso di sviluppo agroalimentare possibile e di idee al passo per il futuro.